Dipendenza dal cibo come compulsiva ricerca del piacere e della serenita'

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QUANDO IL CIBO E' UNA VERA DIPENDENZA

Dr.ssa Cecilia Ferrari, Psicologa

 

Il cibo può diventare una sostanza da cui dipendere psicologicamente quando è vissuto o percepito come valvola di sfogo, come rifugio o come sostanza analgesica contro le sofferenze vissute durante la giornata, o contro situazioni di disagio o di conflitto. Le persone dipendenti dal cibo continuano a mangiare nonostante le conseguenze negative, come aumento di peso o interferenze nelle relazioni interpersonali. Le persone dipendenti dal cibo hanno problemi nel porre un freno al loro comportamento, nonostante una volontà di fondo nel farlo o a seguito di molti tentativi falliti.

Le persone che si buttano sul cibo, in genere, lo fanno perché nell’immediato hanno un’aspettativa positiva: per loro, nel breve termine, mangiare è d’aiuto. Mangiare e bere costituiscono la risposta a pulsioni fisiologiche attraverso le quali l’organismo richiede energia e nutrimento. Mangiare e bere però rappresentano anche un' esperienza psicologica, che corrisponde all’appagamento di un desiderio. Dunque il cibo assume valenze che vanno ben oltre il solo nutrimento. Spesso il cibo non è gustato, ma ingurgitato per riempire in fretta un opprimente senso di vuoto interiore, confuso con la sensazione di fame vera e propria. Mangiare, o meglio abbuffarsi, allora, può diventare, in mancanza di altre possibilità espressive, l’unica risposta indiscriminata a difficoltà affettive ed emotive. Il cibo può compensare un’affettività carente o non gratificante, può placare un’aggressività non altrimenti esternata, può attenuare momentaneamente stati d’ansia o sintomi depressivi, può consolare da delusioni, fallimenti o eventi traumatici (come lutti, separazioni…). Spesso la rabbia, la tensione, la noia ed altre emozioni sono confuse con la fame. Altre emozioni implicate nelle problematiche legate al cibo sono la colpa e la vergogna. La colpa è un’emozione legata a qualcosa che si è compiuto a danno di terzi o che può essere giudicato negativamente. Questa emozione è legata a giudizi, valori e morale socialmente condivisi. Mentre nella vergogna il giudizio negativo è attribuito al Sé nella sua interezza, nella colpa si assiste ad una risposta emotiva evento-specifica: l’attribuzione negativa è legata allo specifico comportamento attuato. La vergogna è un’emozione che determina reazioni psico-fisiche specifiche: non si ha più controllo del proprio corpo e della propria mente, ci si sente smascherati, spogliati e inermi davanti all’altro che ci ha “scoperti”.

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