Elaborare il lutto o una perdita

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COME ELABORARE IL LUTTO O UNA PERDITA

Dr.ssa Ceciclia Ferrari, Psicologa

IMPARARE AD ELABORARE IL LUTTO E LA SEPARAZIONE È POSSIBILE: Elaborare vuoi dire trasformare, andare oltre, superare - in questo caso - il dolore della separazione, del distacco. Il tempo del lutto è un tempo di ondate di dolore e di temporanei rasserenamenti, di malessere e di ritorno alla normalità.  

Il dolore mentale depressivo che segue l'esperienza del lutto non deve essere considerato una malattia: Esso, al contrario, è necessario in quanto segnala che tutta la nostra persona sta reagendo alla mancanza della persona cara. Ecco perché non è utile sopprimere o soffocare ciò che è naturale e cioè l'espressione del dolore. II dolore ha un senso e va riconosciuto: è successo qualche cosa di molto brutto e piano piano posso rendermene conto. Anche le relazioni interpersonali e la rete di amicizie e di affetti che abbiamo costruito durante l'arco della vita possono aiutarci in questo percorso. Solo così il lutto potrà diventare un tempo che, faticosamente e lentamente, riuscirà a farci ritrovare il senso dell’esistenza e a vivere un presente capace di contenere la perdita che abbiamo subito. Un dolore condiviso con gli altri non diventa minore, ma più tollerabile.

Procedura di elaborazione del lutto- tratta da un lavoro di Paolo Baiocchi, Psichiatra Psicoterapeuta e Direttore dell'Istituto Gestalt Trieste, mio maestro:

La procedura si fonda su sei fasi progressive che permettono di scoprire che la magia è sempre stata prodotta da noi, con il sostegno dell’altro, grazie all’incontro con l’altro, ma è stata prodotta da noi. Tutta l’elaborazione del lutto passa da una definizione del problema nel senso: senza l’altro io perdo la mia anima e non sono più nessuno; a una definizione nel senso: grazie all’altro ho potuto trovare e scoprire un pezzo della mia anima che oggi posso usare e ho scoperto un po' chi sono. Le esperienze di amore sono le cose più importanti che di solito la gente afferma di aver vissuto, in quanto in esse si apre una dimensione di connessione che permette di vivere al di la della normale vita mentale.

La procedura di elaborazione delle perdite: L’elaborazione del lutto ha a che vedere con la funzione di attaccamento e quindi viene processata dal cervello biologico. La mente non può processare il lutto al posto del cervello, ma può tenere in asse il processo per permettere al cervello di elaborare oppure può negare il suo sostegno o addirittura interferire con questo preziosissimo lavoro. Il piano esistenziale quindi deve operare delle azioni con degli scopi precisi che fungono da sostegno e guida alla elaborazione profonda che viene di fatto compiuta dal cervello biologico secondo dei tempi che sono suoi.  Le decisioni e le azioni che il piano esistenziale deve agire non hanno quindi un potere effettivo totale ma sono solo la base perchè la separazione avvenga.  A questo fine ho elaborato una procedura, suddivisa in fasi, che aiuta il piano esistenziale ad alimentare dei processi di integrazione nel cervello biologico. Ho utilizzato il termine procedura più che quello di tecnica non a caso. Questa esperienza è fondamentale per l’essere umano al fine di produrre due fenomeni: l’individuazione e l’autonomia. Tutte le persone che infatti riescono a portare a termine l’integrazione dell’evento di perdita, oltre a riferire un senso di alleggerimento e fioritura amorevole a livello emozionale, percepiscono un rafforzamento dell’autostima, in quanto sperimentano un rinforzo delle loro risorse individuali, nonchè una maggior coscienza della loro individualità, di chi sono, nel senso della chiarezza intorno a ciò che per loro ha senso e valore.  Molte di queste fasi richiedono la comunicazione e l’espressione, ma di fatto il centro della procedura riguarda molto più il mondo interno che non il mondo relazionale. Ci sono tre grandi momenti di elaborazione che sono in vari modi sostenuti dalle fasi della procedura: la chiusura, il lasciar andare e il riappropriarsi e l’impegnare una nuova sfida evolutiva.

Le sei fasi della procedura della elaborazione delle perdite: Vediamo quindi la procedura nei suoi dettagli. Data la enorme frequenza della perdita di una persona importante per separazione o per morte, le sei fasi saranno orientate in questo senso, ma esse possono essere utilizzate in parte o in toto, mediante degli adattamenti, per ogni altra perdita (oggetti, fasi del ciclo di vita individuale o famigliare, ecc.)

Fase 1: rituale di separazione. In questa fase la persona compie delle azioni reali che hanno il fine di dichiarare e attualizzare la separazione. Quando si perde qualcuno, non sempre il cervello e la mente accettano la perdita e quindi tendono a mantenere un legame fantastico, cioè virtuale con l’oggetto. Il rituale di separazione può essere compiuto mediante una comunicazione con la persona se essa vive ed è disponibile oppure in caso contrario ad esempio al cimitero se la persona è morta oppure in forma di lettera, o mediante la tecnica della sedia calda. Lo scopo di questa fase consiste nell’inviare al cervello biologico un messaggio di chiusura definitiva della relazione, in modo da tagliare la strada a ogni fantasia di recupero di essa. Nelle comunicazioni reali o simboliche con la persona devono essere presenti le parole: chiudo la relazione, mi separo da te per sempre, ti lascio andare. Molte volte le persone hanno già compiuto dei rituali opposti a quelli della separazione in momenti emotivi di enorme intensità spesso nel periodo immediatamente seguente la perdita. Mi riferisco a dei gesti simbolici o dei giuramenti o promesse fatte all’altro o a se stessi. In questo caso il cervello emotivo ha fissato con estrema forza il congelamento del lutto e questi rituali vanno assolutamente sciolti. 

Fase 2: espressione delle emozioni e chiusura di cose sospese. In questa fase la persona esprime ogni emozione, pensiero, intenzione, ricordo che è rimasto non detto all’altro. Molte volte la separazione avviene dopo un più o meno lungo e doloroso periodo di disallineamento dall’altro, dove non sempre la comunicazione è stata tenuta aperta e ha chiarito gli eventi. Al contrario è molto comune che alcuni pesi si siano accumulati sul cuore a causa di eventi in cui ci si è sentiti feriti dal comportamento dell’altro, delusi nelle proprie aspettative, arrabbiati per azioni sgradevoli ecc. In questa fase è necessario esprimere eventi, emozioni vissute in conseguenza, e reazioni avute.
Al tempo stesso normalmente abbiamo ferito e deluso l’altro con i nostri comportamenti, volontariamente o involontariamente. Anche questo tipo di eventi vanno espressi e chiariti. Lo scopo di questa fase è di pulire le negatività accumulate mediante l’espressione e assicurarsi di congedarci dall’altro senza il peso del non aver potuto dire qualcosa. 
Le frasi tipo di questa fase sono:
Quello che non ti ho mai detto…
Mi dispiace molto quando ti ho fatto,detto,non ho fatto…
Ho sofferto molto quando tu…

Fase 3: ringraziamento all’altro. In questa fase la persona si concentra sul ringraziamento all’altro per i bei momenti vissuti insieme. La dichiarazione dell’importanza delle cose meravigliose vissute e l’apprezzamento di esse portano a celebrare il passato. Questa fase deve avere più forza e intensità della fase precedente, in quanto il rapporto di amore ha nutrito l’individuo per un periodo permettendo di fatto il suo rafforzamento.
Questa fase ha una fondamentale influenza sulla reale chiusura del rapporto e rappresenta il primo inizio del riappropriarsi di cose che riguardano la separazione. In una elaborazione naturale del lutto la tristezza si trasforma gradualmente in gratitudine. Questo avviene proprio perchè il cervello emotivo, integrando la separazione, esperisce che il rapporto ha prodotto un arricchimento evolutivo. Non solo una persona ha potuto vivere dei momenti di grande felicità, conseguenti alla connessione tipica dell’esperienza di amore, ma ha anche potuto apprendere e rinforzare delle risorse nella relazione.
Le frasi tipo di questa fase sono:
Sei stato molto importante per me perché..
Grazie a te ho potuto…Senza ti te non avrei mai capito….,imparato a…. scoperto che…. Ricordo come fosse oggi il momento……

Fase 4: scoperta del proprio tesoro interiore. In questa fase avviene un approfondimento del processo di riappropriazione di qualità profonde. La relazione di amore, mediante la sua forza protettiva, ha permesso di connettere delle qualità profonde e risorse non razionali che sono state vissute, agite e sperimentate all’interno della relazione stessa. La persona innamorata incontra due fenomeni di straordinaria importanza che ho chiamato: magia percettiva e forza vitale. Il altri termini la persona vede il mondo con altri occhi e sente una forza interiore tale da poter prendere dei rischi che normalmente non osa impegnare. Quello che rappresenta la più grande difficoltà nella elaborazione del lutto consiste nel fatto che la persona lega la meravigliosa visione del mondo e della vita e la forza vitale crescente alla relazione con l’altro o all’altro. La perdita della relazione diventa allora la perdita della propria forza vitale e della magia percettiva conosciuta. Questo legare la magia percettiva e la forza vitale alla relazione credo sia la peggior trappola percettiva dell’essere umano. E’ una totale illusione ma a quel che mi risulta la più diffusa. La realtà è ben diversa. La magia percettiva e la forza vitale sperimentate sono la conseguenza della connessione con se stessa che la persona ha vissuto nella relazione di amore. Le meraviglie che uno vede sono il manifestarsi della propria anima e delle qualità, talenti e caratteristiche proprie della persona che li vive. La forza vitale, che assume caratteristiche molto precise in ogni persona, deriva dal contatto con istinti e funzioni che appartengono all’individuo, ma che sono sepolti nel suo cervello biologico al di sotto della comune scissione mente-cervello che caratterizza l’essere umano e che si riduce naturalmente ma drasticamente nell’esperienza dell’innamoramento. La meraviglia della magia percettiva porta inoltre l’innamorato a vedere il partner come talmente meraviglioso da apparire unico e straordinario. La perdita stressa a tal punto la funzione di attaccamento e interrompe la possibilità di connessione che questo impedisce all’individuo di rendersi consapevole della proprietà completa della sua esperienza. Non solo ma il vedere impossibile la connessione con l’altro, che rappresentava una modalità semplice di connessione con se stesso, rende straziante la perdita. Io credo che la perdita più grande che avviene nella separazione di un partner sia la perdita della connessione a se stessi, erroneamente interpretata come amore verso l’altro. In realtà si perde la possibilità di sperimentare la magia della connessione a se stessi attraverso la relazione con l’altro. Questa perdita rappresenta un qualcosa di intollerabile per chi non ha altre vie di connessione con se stesso, e viene vissuta come lo sprofondare in un mondo grigio senza valore, depauperati di un tesoro che scoperto tempo prima, aveva reso piena e meravigliosa la vita. La percezione di aver scoperto un tesoro è assolutamente reale, ma l’illusione consiste nel fatto che esso è stato proiettato al di fuori, sul partner o sulla relazione. Lo scopo centrale di questa fase consiste proprio nel ribaltare questa percezione illusoria e far prendere consapevolezza del fatto che la magia percettiva e la forza vitale sono fenomeni conseguenti alla connessione con il proprio organismo e con le sue profonde qualità. Questo può essere eseguito ponendo attenzione ai momenti più importanti e magici dell’esperienza di amore. La persona, ripercorrendo tali esperienze, deve notare quali attitudini, comportamenti, emozioni, percezioni, istinti, energie, si mobilitavano in se stessa in tali occasioni. Molto importante è che l’individuo annoti la percezione che aveva di sè stesso e della propria identità.  Una volta trovato il tesoro, cioè identificate le funzioni, le qualità positive che sono fiorite dalla connessione conseguente all’esperienza di amore, la persona deve prendere coscienza della proprietà di esse. Questo può essere facilitato mediante la dichiarazione di esse nella forma: io sono (capace di amare, pieno di attenzioni, gioioso e umoristico, ecc.). La scoperta della proprietà del tesoro non svalorizza in nessun modo la relazione e l’altro. Infatti senza la relazione di amore l’individuo non avrebbe potuto scoprire il tesoro delle sue qualità interiori. Il valore che la relazione ha avuto è quindi inestimabile. In questo senso il valorizzare il tesoro, che di sua natura è inalienabile e sempre vivo, permette di divenire grati a chi, in una relazione di natura impermanente, ce lo ha fatto scoprire. La fase della scoperta del proprio tesoro interiore non viene fatta in relazione con la persona dalla quale ci si separa, ma con se stessi, da soli o con l’aiuto di un amico o un terapeuta che ci aiutino a notare che le qualità e funzioni che innescavano la magia percettiva e la forza vitale sono realmente di nostra proprietà. Di fatto come è comune essere ciechi rispetto ai propri difetti, lo stesso accade per le nostre migliori qualità; un amico o un terapeuta dall’esterno possono essere un grande sostengo per il processo di riappropriazione delle qualità proiettate all’esterno. Questa fase risulta essere la più difficile e tecnica, in quanto spesso si confondono le qualità profonde con le emozioni vissute. Le chiavi per scoprire le proprie qualità nascono dalle seguenti domande da fare a se stessi.